Nascita e Affermazione dell'idea di
Architetto Cybermediale

Nell’eterna crisi che ha sempre caratterizzato lo spirito di spingersi oltre dell’architetto, molte sono state le fasi che sono corrisposte a cambiamenti della società, nelle quali l’architetto o si è adeguato o il più delle volte ha precorso un nuovo modo di pensare.
Adesso, stiamo vivendo una di quelle fasi, l’era digitale infatti sta aprendo nuove frontiere tecnologiche ma soprattutto sta aprendo la strada a nuovi modi di pensare.
La dicotomia fra il mondo tecnologico e quello umanistico è sempre esistita, e l’architettura è servita come ponte fra queste due culture.
E adesso ancor più l’architettura inglobando al suo interno altre discipline come l’informatica e la scienza dell’informazione, le arti visuali digitali, il web, il multimedia sarà la cerniera fra questi due mondi.
Nasce quindi spontanea l’idea di un architetto cybermediale che forte di conoscenze in questi settori si occupi di nuovi problematiche fin ora affrontate in modalità improvvisata e molto approssimata.

L’architetto ufficiale in questi ultimi anni ha visto queste nuovi filoni di pensiero come mezzo per poter rappresentare edifici o centri urbani in maniera più rapida e forse più vicino alla realtà sensibile.
Al contrario il pensiero architettonico più avanguardistico ha erroneamente pensato che l’architettura classica, cioè quella del costruito reale, fosse ormai in declino e fossa pronta per lasciare il campo in maniera incontrastata a quella virtuale e informatica.

 

 

 

 

Entrambe, quindi, non hanno pensato che potesse esistere un’altra realtà che si muovesse di vita propria, linea di confine fra le due realtà in cui l’architettura è dinamica e si occupa di realtà virtuale e sensibile come se fosse un tutt’uno.
La forma infatti tramite la veicolazione digitale si trasforma in informazione e l’informazione che corre su vie digitali ha altri parametri di riferimento rispetto a quelli reali e altri parametri temporali.
 
© 2003 Maurizio Marrara - Tutti i diritti riservati