Le reti e le Comunità Virtuali

Le reti così come, oggi noi le conosciamo, sono frutto della “guerra fredda”. Infatti nei primi anni ’60 era forte la paura di una possibile guerra atomica tanto che il governo americano si pose il problema della comunicazione post-bellica.
Era necessario infatti poter comunicare anche nel caso in cui una delle sedi non fosse stata raggiungibile.
Cioè creare un sistema “acefalo” sempre funzionante. Questa fu l’idea di Paul Baran nel 1964, riuscire ad avere tutte una serie di scelte alternative per poter raggiungere lo scopo. Il sistema funzionava e funziona così: il messaggio da veicolare viene diviso in pacchetti, e ogni pacchetto opportunamente corredato di un suo identificatorio poteva prendere strade diverse nella rete e seguire diversi nodi su internet avendo ben presente il punto d’arrivo, arrivato a destinazione il messaggio si ricompone in quello originale.
Il primo embrione di rete fu chiamato ARPANET in quanto l’ARPA (American Advanced Research Project Agency) sponsorizzata dal Pentagono, il 2 settembre del 1969, appena un mese dopo l’allunaggio, collega i primi 4 nodi della rete: tre in Università californiane e uno nello Utah. Grazie al quale fu possibile trasferire dati ad alta velocità.

Nel giro di 10 anni i nodi sono diventati migliaia e Vinton Cerf (da tutti indicato come il padre di Internet) pone i canoni del “gateway”, computer “passerella” che fa da ponte tra un sistema e l’altro.
ARPANET divenne la rete delle reti, ma negli anni ’80 muore in quanto decade la sua prerogativa militare, e nasce al suo posto INTERNET che grazie al protocollo TCP/IP, pubblicato da Bob Kahn per far dialogare tutti i computer con una “lingua Comune” , riuscirà a espandersi su tutto il pianeta.

 

 

 

 

Negli anni ’90 vengono progettati e realizzati i servizi NIR, ARCHIE, WAIS, GOPHER ma soprattutto il rivoluzionario WWW che ormai domina il mondo del web. Nascono inoltre i linguaggi di programmazione per poter interagire e creare in questo mondo parallelo, uno fra tutti l’HTML e per quanto riguarda la rappresentazione e progettazione di spazi tridimensionali il VRML (Virtual Reality Modeling Language) inventato dal giovanissimo Mark Pesce.
Da strumento di ricerca, in campo universitario, diventa uno strumento commerciale, crescono a dismisura l’utilizzo di e-mail, chat e forum e di seguito nascono “comunità virtuali” che aggregano gente di diverse parti del globo ad una idea comune.
Ecco che ritorna l’idea di spazio vissuto reale ma non sensibile. Idea che si riallaccia a quella di “villaggio globale” degli anni ’70 visto in funzione della finanza e delle comunicazioni telefoniche.
Le “comunità virtuali” figlie dello sviluppo del villaggio globale nate dalla tecnologia delle comunicazioni, faranno in modo che lo stato di alienazione dell’uomo urbanizzato venga estirpato e tradotto in più confortevoli confini se pur virtuali.
 
© 2003 Maurizio Marrara - Tutti i diritti riservati